Federica Gilardelli: nuova Responsabile del comparto delle certificazioni di prodotto

“Salvare il mondo”, questo il suo obiettivo. Federica Gilardelli, 36 anni, una laurea specialistica in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio, un Dottorato di ricerca in Scienze Ambientali e 14 pubblicazioni, dopo 8 anni nel team dell’area G1 di Greenwich Srl, assume il ruolo di Responsabile del comparto delle certificazioni di prodotto.
Un percorso di studi e un lavoro dedicati all’ambiente. Avevi le idee ben chiare sin da piccola?
Da che ne ho ricordo ho sempre amato la natura. Da bambina difendevo le formiche. La scelta di un percorso di studi legato ai temi ambientali è stata del tutto naturale. Dopo le medie avevo ben chiaro che cosa avrei fatto. Mi sono iscritta al liceo scientifico e poi all’Università degli studi Milano-Bicocca, dove ho conseguito la laurea triennale e specialistica e poi il dottorato. Anche nell’ambito delle specifiche materie di studio ho deciso di focalizzarmi il più possibile in ambito naturalistico. Il primo contatto con Greenwich Srl risale al 2013 e da allora faccio parte di questa grande famiglia.
Sino a poco tempo fa eri parte del team dell’area G1. Di cosa ti occupavi?
Svolgevo prevalentemente un lavoro d’ufficio. L’iter lavorativo comprendeva il coordinamento degli ispettori, tenere i rapporti con il Cliente Corepla, fare analisi ed elaborazioni dati e stesure di report. A volte mi recavo nei vari impianti di selezione per fare delle verifiche in campo.
Hai da poco assunto un nuovo ruolo ce ne parli?
La mia nuova sfida sono gli studi LCA e le certificazioni di prodotto. Nello specifico LCA, acronimo di Life Cycle Assessment, è lo studio degli impatti ambientali di un prodotto lungo il suo ciclo di vita. Un LCA completo analizza il prodotto dalle fasi di pre-produzione (es. fornitura delle materie prime), alla produzione, alla fase di uso e manutenzione, al fine vita (es. demolizione, smaltimento), fino alla valutazione dei benefici e dei carichi oltre i confini del sistema considerato. Grazie a uno studio LCA un’azienda è in grado di identificare quali sono le fasi del ciclo di vita dei suoi prodotti a maggior impatto ambientale e pianificare interventi mirati per migliorarne le performance ambientali, senza spostare problemi e impatti da una fase, comparto o regione geografica all’altra. In tal modo, è possibile ridurre il carico sull’ambiente, e ottenere miglioramenti delle performance ambientali.
Le aziende hanno inoltre la possibilità di comunicare al pubblico quanto emerso dagli studi LCA, che costituiscono infatti in generale la base per la redazione delle dichiarazioni ambientali nell’ambito delle certificazioni di prodotto.
Esistono diverse dichiarazioni ambientali; tra quelle che stiamo seguendo, vorrei segnalare:
- EPD (Environmental Product Declaration)
- PEP (Product Environmental Profile)
- C2C – Cradle to Cradle Certified® (dalla Culla alla Culla)
- FDES (Fiche Déclaration Environnementale et Sanitaire)
- ReMade in Italy
- Zero Waste
- Dichiarazioni Ambientali di Tipo II (vari tipi di dichiarazione redatte secondo ISO 14021)
- Product Mapping (verifica della conformità dei prodotti ai protocolli LEED, BREEAM, WELL e ai CAM [Criteri Minimi Ambientali] per l’Edilizia).
Qual’è la certificazione che vi richiedono con maggior frequenza?
La certificazione più richiesta al momento è l’EPD, una dichiarazione ambientale di tipo III con la quale un’azienda, sulla base di uno studio LCA, rende pubblici quelli che sono gli impatti ambientali legati al ciclo di vita di uno o più dei suoi prodotti. È una dichiarazione applicabile a qualsiasi prodotto, che si basa su standard internazionali (per esempio per la definizione delle fasi del ciclo di vita da prendere in considerazione) e che viene verificata da un ente terzo accreditato al Program Operator (ovvero il programma che pubblica l’EPD online).
Come si ottiene l’EPD?
Il processo per l’ottenimento della certificazione EPD inizia con lo Studio LCA – Life Cycle Assessment (secondo ISO 14040 e ISO 14044) che comporta:
- Goal & Scope Definition: definizione del/i prodotto/i da certificare e dei confini di sistema (es. quali fasi del ciclo di vita del prodotto sottoporre a studio: )
- Inventory Analysis: raccolta dei dati site-specific presso l’azienda e dei dati non site-specific da letteratura e database internazionali
- Impact Assessment elaborazione dei dati raccolti e valutazione degli impatti ambientali
- Interpretation: interpretazione dei risultati ottenuti
- Stesura relazione LCA
Segue l’accompagnamento alla pubblicazione dell’EPD
- Stesura EPD (secondo ISO 14025)
- Selezione del Program Operator e dell’auditor di terza parte
- Verifica dello studio LCA e dell’EPD da parte dell’auditor di terza parte tramite verifica documentale e audit in sito
- Risoluzione delle Non Conformità rilevate dalla verifica e consegna della documentazione finale
- Pubblicazione dell’EPD sul sito del Program Operator scelto a seguito di un riesame finale
Chi si rivolge a voi per richiedere l’EPD?
L’EPD al momento ci è richiesta prevalentemente dal settore edilizio. La richiedono, ad esempio, le aziende fornitrici dei costruttori che partecipano alla costruzione dei “Green and Healthy Buildings” (ovvero edifici sostenibili dal punto di vista ambientale e della salute umana e che hanno avviato un percorso che li porterà ad ottenere le certificazioni LEED, BREEAM o WELL) oppure che partecipano ai bandi di gara pubblici che richiedono i CAM (Criteri Minimi Ambientali) per l’Edilizia.
Non mancano inoltre le aziende, anche qui al momento parliamo per lo più del settore dell’edilizia, che sono mosse da una propria sensibilità ambientale e, nonostante non siano spinte da necessità cogenti come nel primo caso, vogliono rendersi più sostenibili, capire quali sono le fasi maggiormente impattanti della vita dei propri prodotti, intervenire per un proprio miglioramento continuo e comunicare pubblicamente i propri risultati.
Quali sono i vantaggi per un’azienda ad avere una certificazione EPD?
I vantaggi sono molteplici, primo su tutti la possibilità da parte delle aziende di adeguarsi ai quadri normativi di riferimento, sia a livello italiano sia europeo, che richiedono questo tipo di certificazione (ad esempio i CAM dell’edilizia), con una vision in grado anche di andare oltre e anticipare la legislazione corrente. Un altro importante vantaggio deriva dal fatto che per ottenere l’EPD è necessario aver svolto un LCA, che, come detto prima, permette all’azienda di andare verso un proprio miglioramento continuo. Infine avere questa certificazione è sicuramente un punto di forza in un mercato sempre più attento alle tematiche ambientali.
Tra le certificazioni ambientali di cui si sente parlare ora c’è la certificazione Cradle to Cradle Certified®. Ce ne parli?
La ritengo una certificazione molto interessante che, a differenza dell’EPD, valuta un prodotto “dalla culla alla culla”, includendo anche valutazioni di carattere sociale. Si tratta di una certificazione a 360che propone standard avanzati per la progettazione e realizzazione di prodotti innovativi, sicuri, circolari, sostenibili e realizzati responsabilmente. La certificazione Cradle to Cradle Certified® propone uno standard olistico, che tra l’altro è stato proprio aggiornato nella nuove versione 4.0 a luglio 2021. Valuta infatti cinque categorie:
- Material Health: per garantire che i materiali siano sicuri per gli esseri umani e l’ambiente;
- Product Circularity: per abilitare un’economia circolare attraverso la progettazione di prodotti e processi;
- Clean Air & Climate Protection: per promuovere l’utilizzo e la generazione di energia pulita, salvaguardando il clima;
- Water & Soil Stewardship: per preservare la qualità di aria, acqua e suolo;
- Social Fairness: per abbracciare pratiche di lavoro sicure, giuste ed eque che promuovano i diritti umani.
Quale sviluppo prevedi nell’ambito delle certificazioni di prodotto?
Ora siamo nel pieno boom dell’EPD. La certificazione C2C sta iniziando a farsi strada nel nostro mercato e ne sono felice perché, come dicevo prima, ritengo sia molto interessante in quanto la più efficace ed è una grande sfida per l’azienda, ad oggi forse l’unica in grado di generare leadership. Tante nuove certificazioni stanno muovendo i primi passi ma prevedere cosa accadrà nel lungo termine è veramente difficile. Dipende da diversi fattori, come ad esempio la richiesta del mercato e la sensibilità delle aziende. L’unica cosa certa e che ci saranno sempre nuove certificazioni e quelle esistenti prenderanno sempre più piede. Penso ad esempio al Remade in Italy, una dichiarazione indipendente e verificata da una terza parte del contenuto (in %) di materiale riciclato o di sottoprodotti all’interno di un materiale, semilavorato o prodotto finito, applicabile a qualsiasi tipologia di materiale e a qualsiasi filiera (a patto ovviamente che il prodotto sia realizzato, anche parzialmente, con materiale proveniente dal riciclo di rifiuti o sottoprodotti).
Sei giovane e hai già raggiunto importanti obiettivi. Cosa vorresti per il tuo futuro lavorativo?
Diventare un punto di riferimento per LCA e certificazioni di prodotto e far crescere sempre di più il comparto in Greenwich Srl che se ne occupa. Stiamo già pensando di inserire tra le varie certificazioni che seguiamo la CSC (Concrete Sustainability Council) Certification, una certificazione di sostenibilità per l’industria del calcestruzzo, cemento e aggregati e la certificazione FSC, una certificazione di sostenibilità del legno.
Come ti trovi a gestire un tuo team?
Molto bene, sono mamma di due bimbi piccoli e quindi, se vogliamo, anche a casa gestisco il mio piccolo team. È tutta una questione di organizzazione e incastri perfetti in modo da poter rispettare le tempistiche prefissate. In più, da quando sono nati i miei figli, sento ancora di più la necessità di fare qualcosa di concreto per salvare il mondo, penso a loro, a quello che gli lasceremo.