Moda e sostenibilità: oggi una necessità

Gennaio è il mese che vede protagonista sulle passerelle milanesi la moda uomo mentre a febbraio il testimone passerà a quella femminile.

La moda: un settore in cui l’Italia, insieme alla Francia, è ancora oggi un modello di riferimento per il resto del mondo; ma uno spettro sempre più grande si aggira ormai da diverso tempo tra le passerelle, nei backstage, nelle vie dello shopping e arriva nei nostri armadi: l’ormai evidente “insostenibile impatto ambientale della moda”.

Gennaio 2020 è anche il mese che ha visto protagonista il World Economic Forum di Davos che quest’anno ha avuto come tema centrale lo sviluppo sostenibile. Con lo slogan “Stakeholders for a Cohesive and Sustainable World” si è dato il via a una cinque giorni dove il gotha politico ed economico si è confrontato su numerosi temi tra i quali appunto il futuro dl nostro pianeta.

Due eventi lontani ma uniti da un tema centrale la sostenibilità; siamo partiti proprio da qui per una riflessione.

Ultimo in ordine di tempo a sottolineare la non sostenibilità della moda è il report «Global fashion: green is the new black» di Barclays: la moda, si legge nelle pagine dell’indagine, ha un modello di business «non sostenibile» e continuerà a crescere sia in termini di business – secondo le stime di Bcg e Global fashion agenda toccherà i 3,3 trilioni di dollari entro il 2030, con una crescita annua del 5 per cento – sia di impatto negativo sull’ambiente. Sempre entro il 2030 (ma rispetto al 2015): sono attesi aumenti significativi nel consumo di acqua (+50%), emissioni (+63%), tonnellate di rifiuti creati (+52%). Entro il 2050, secondo la Ellen MacArthur Foundation, l’industria della moda consumerà il 25% del carbon budget mondiale. [Fonte Il Sole 24 Ore]

Occorre quindi fare qualcosa e farlo subito. Non possiamo più permetterci di mettere la “vanità” prima del nostro pianeta. Molte storiche maison di moda, ma anche brand emergenti stanno operando in tal senso e su diversi fronti attraverso l’utilizzo non solo di nuovi modelli riferiti alla progettazione e produzione delle linee di abbigliamento ma anche agli edifici quali stabilimenti e showroom.

Quali sono le strade da percorrere?

Abbiamo scelto di segnalarne tre.

1. Promuovere la sostenibilità e sensibilizzare il consumatore

Uno dei temi caldi, probabilmente quello più “riconosciuto” anche dai singoli, è il degrado degli oceani causato per lo più dalla plastica. Moltissime aziende di moda stanno adottando soluzioni alternative come ad esempio la realizzazione di linee con materiali derivanti dal riciclo di plastica. Sulle recenti passerelle maschili abbiamo avuto modo di vedere i colorati abiti pigiama di Prada realizzati in nylon riciclato, Armani chiudere la sfilata con la scritta “I’m saying yes to recycling” e portare in scena abiti in tessuti riciclati e Zegna lanciare l’hashtag #usetheexisiting.

2. Passare al metodo Cradle to Cradle

La moda sostenibile inizia dall’eco design. Il “Cradle to Cradle” mette fine al modello dalla culla alla tomba per passare al modello dalla culla alla culla. È un approccio alla progettazione di sistemi che propone di convertire i processi produttivi assimilando i materiali usati a elementi naturali, che devono quindi rigenerarsi. Il principio base è che l’industria deve preservare e valorizzare gli ecosistemi e i cicli biologici della natura, pur mantenendo i cicli produttivi. In sintesi, si tratta di una visione olistica: dimensione industriale e sociale, in un quadro economico che intende creare sistemi che non siano solo efficienti, ma essenzialmente compatibili ambientalmente; uno strumento essenziale per l’economia circolare e per una metrica di circolarità.

3. Sviluppare il Green Building di spazi produttivi, retail, atelier e uffici

Negli ultimi anni molte case di moda hanno iniziato anche a guardare non solo al processo produttivo ma anche al Green Building investendo in progetti e costruzioni di edifici (stabilimenti e showroom) efficienti ed ecosostenibili. A tal proposito noi di Greenwich siamo stati chiamati da diversi brand per le certificazioni LEED®e WELL® al fine di ottenere spazi retail, atelier e laboratori  che ci piace definire Green and WELLBeing building in grado di garantire  non solo la sostenibilità, il risparmio energetico e la salubrità dell’edificio stesso (certificazioni LEED®) ma anche il benessere degli abitanti/lavoratori (certificazioni WELL®).