“Dalla culla alla Culla”: lettura consigliata da Greenwich

“Dedicato ai cuccioli di tutte le specie”: così si entra nel libro “Dalla culla alla culla” dell’architetto statunitense William McDonough e del chimico tedesco Michael Braungart.

Non manca il consueto senso di angoscia che tutti i cuori verdi avvertono quando si tocca la corda della sfida alla sopravvivenza per le generazioni future, ma poi lo sconforto lascia spazio a una ricca rassegna di esempi concreti che rendono questo volume uno strumento di forte stimolo progettuale, soprattutto per chi opera nel mondo dei servizi e della consulenza ambientale. Questo non è il “solito” saggio che arriva dal mondo ambientalista, che porta avanti il dualismo crescita e salvaguardia dell’ambiente con il monito di ridurre l’intensità dei processi produttivi, riciclare i rifiuti che ne derivano e contenere i consumi. I punti di osservazione sono innovativi rispetto alle tradizionali risposte sentite fino ad ora sul riciclaggio, sull’efficienza energetica e sulla sostenibilità ambientale. Il messaggio è infatti chiaro: “Anche se il più lentamente possibile, stiamo portando avanti nel tempo un sistema distruttivo.”

L’approccio dei due autori è radicalmente diverso, visionario, a tratti provocatorio.

Non ostruzionista verso l’industria, non denigratorio nei confronti della specie umana, “non dobbiamo volere l’azzeramento dell’uomo”.
Urge cambiare rotta e seguire la formula dell’eco-efficacia! In questa nuova parola d’ordine McDonough e Braungart concretizzano l’idea di interrompere il ciclo biologico di beni di consumo, prodotti e nutrienti della Terra che va dalla culla alla tomba, per mantenerli e rimpiegarli in un circolo vitale in essere che va dalla culla alla culla.

In questo nuovo ciclo metabolico il concetto di rifiuto non esiste e tutto va progettato fin dall’inizio in base al principio che dalla natura all’industria tutto possa essere recuperato e impiegato in un ciclo biologico positivo. “Invece di pensare ad automobili con emmissioni minime o nulle, immaginate auto studiate per rilasciare nell’atmosfera emissioni positive e nutrienti per l’ambiente o l’industria… E naturalmente, al termine della vita, tutti i materiali che la compongono ritornerebbero al ciclo biologico o a quello tecnico.”

I cinque passi da fare verso l’eco-efficacia sono:

1- Liberarsi di tutte le sostanze di cui è universalmente riconosciuta la pericolosità.
2- Porsi nella fase di progettazione il difficile problema di scegliere materiali non dannosi privilegiando l’intelligenza ecologica e il rispetto.
3- Fare una lista positiva delle sostanze definite attivamente salutari e sicure da immettere nei processi produttivi.
4- Progettare perché il prodotto viva in un ciclo biologico e tecnico, pensando attivamente a fare positivo.
5- Reinventare, ovvero riformulare il mandato stesso della progettazione superando i vecchi limiti.

L’acquisizione di una visione ecoefficace non può essere improvvisa ed immediata.

Richiede tentativi, sforzi, denaro e creatività. Per gestire la transizione e aumentare le probabilità di successo progettisti e dirigenti d’azienda devono 1- dedicarsi a paradigmi nuovi piuttosto che migliorare quelli vecchi; 2- battersi per una crescita buona e non solo economica; 3- essere pronti a spingersi ancora oltre per migliorarsi sempre; 4- lavorare con anticipo a progetti innovativi che hanno bisogno di tempo; 5- assumersi responsabilità intergenerazionali.

Ed è questo ultimo principio guida ad aprire alla questione più importante di tutte: “Come possiamo amare i cuccioli di tutte le specie per sempre?” Non lo sappiamo ma dobbiamo cominciare ADESSO a progettare il modo di farlo!

BUONA LETTURA E BUONA ESTATE DA GREENWICH.